LA CITTA’ SOTTO LA CITTA’
L’Ipogeo Materasum è un meraviglioso esempio di adattamento insediativo dell’uomo al territorio che lo circonda. Un territorio antico, in continuo mutamento, che attraverso lo scorrere delle epoche vissute e delle trasformazioni antropiche, ci restituisce oggi, scorci di un passato perduto. Se ne può ancora godere, proprio grazie a siti come Materasum, che tracciano una lunga linea del tempo, a partire dal pleistocene per giungere fino ai giorni nostri.
I fossili, che campeggiano, dando bella mostra di se, portano tanto indietro nel tempo da impedire di contarlo, ma il fascino delle ere geologiche e dei cambiamenti climatici, è scritto lungo le pareti rocciose. L’uomo primitivo trova in grotte come queste di Materasum il primo rifugio, e mai più le abbandona, la geotermia lo riscalda e la cavità lo protegge. E’ un susseguirsi di lingue diverse, di usi diversi, è una crescita verticale dell’insediamento, che passa dal nomadismo della preistoria alla sedentarietà della storia. Il villaggio diventa città, e tra le gravine e le lame, Si coltivano gli orti, si raccoglie l’acqua piovana, si instaurano rapporti interfamiliari. Ci si aggrega in vicinati, piccoli cortili in cui ogni abitante può aiutare e ricevere aiuto, dove lo scorrere dei giorni viene scandito da appuntamenti fissi (il bucato, l’impasto del pane, l’infornata in forni comuni di quartiere) a cui si affiancano appuntamenti periodici tipici del medioevo (le fiere e i mercati).
I fondaci assumono importanza, si alterna lo scavato al costruito, il negativo al positivo. Ricchezza e merci viaggiano veloci verso le direttrici di Venezia e Brindisi, Oriente e Occidente che si incontrano sviluppano nuovi poteri, nuovi sodalizi tra famiglie. Nobili e notabili si uniscono per interessi economici che li spingono a creare corporazioni e alleanze, ora lo scavato non basta più, si impone il costruito. Al di sopra della vita nasce nuova vita, il ventre della roccia fornisce la materia prima, si innalzano palazzi commerciali, magazzini, neviere e mulini. Tutto si trasforma, e ciò che sembra, non è più
In questo percorrere i secoli, le grotte di Materasum restano salde, diventano il fulcro di un nuovo modo di percepire gli spazi e il tempo, durante le guerre rifugio antiaereo, nella rinascita sessantottina luogo di ritrovo, e solo dopo un protratto silenzio, l’oblio le avvolge per decenni. Ciò che l’occhio non vede non esiste, ma in Materasum si percepisce ancora, tanto che questo racconto arriva fino al nostro ieri, quando con grande volontà un uomo che appartiene a questa città si trova tra le dita la terra che lo ha creato, il grembo che lo ha incubato e percorrendo solo una rampa di scale ha svelato ai più quello che era appannaggio dei pochi.
Dott.ssa Antonella Caruso